top of page

Trasformare e integrare

Non puoi trasformare nulla che tu non abbia visto,

non puoi superare nulla che tu non abbia integrato e accettato.

 

"Vedere se stessi " è una capacità che si acquisisce e si affina col tempo. Crediamo di accorgerci di noi e di conoscere i nostri bisogni. Crediamo di ascoltarci perché siamo sotto l'incantesimo dei nostri cinque sensi. Questi ci raccontano di noi, ci parlano delle nostre sensazioni, di ciò che vediamo, ascoltiamo o sentiamo come emozione. E' ciò di cui abbiamo esperienza e come tale per noi è verità. Ma dovremmo chiederci: "è tutta la verità o è solo parte di essa?".

"Conosci te stesso e conoscerai l'Universo" sta scritto sul Tempio dell'Oracolo di Delfi, cosa può dirci e in che modo può aiutarci questa scritta?

Esseri Umani non si nasce, si diventa, ed è un percorso di ritorno verso sé, non una semplice crescita fisica e intellettiva come può essere per un gatto o per qualsiasi altra specie vivente non umana. Infatti, ogni pianta, fiore o animale, non si chiede nulla sul suo sviluppo, "sa" che tutto accadrà come deve accadere e andrà come deve andare. Se ha fame cercherà il cibo, se ha sonno dormirà, seguendo semplici leggi fisiologiche e muovendosi in base ai propri bisogni di base e a delle regole interne di sopravvivenza che possiamo chiamare "istinto". Non è lo stesso per un essere umano. Si comprende facilmente che se una persona agisse così, sarebbe molto "limitata". Infatti si limiterebbe nelle scelte che invece ha il potere di attuare, inoltre, non realizzando il suo potenziale non vivrebbe mai veramente.

 

Divenire se stessi è un compito non facile, perché nasciamo e cresciamo costruendoci una opinione sul mondo, sulle persone, sull'amore, sulla realizzazione di sé che è basata sui sensi che ci vengono confermati essere quelli che ci permettono di sopravvivere. Quando siamo piccoli, tutto può essere pericoloso, anche una sgridata della mamma che temiamo non ci ami più e quindi potrebbe abbandonarci. Non sappiamo ancora come vadano le cose del mondo e quindi dobbiamo fare in fretta a stabilire delle regole attraverso le quali poterci orientare. Abbiamo molto lavoro da piccoli per comprendere al più presto cosa ripetere e cosa rifiutare in modo da divenire presto autonomi per poter prendere in mano la nostra vita. Quello che non sappiamo dall'inizio è che, alla nascita, insieme al nostro bel pacchetto di emozioni che ci viene consegnato integro, ci viene data in dotazione la parte "mentale" che farà contatto con queste, per poter analizzare tutte le questioni. Questo bel mix, serve per creare le basi del pensiero che ci permettono di prendere delle decisioni.

 

Queste basi sono molto soggettive, ad es. un bambino può sentirsi non importante di fronte ad una sgridata di un genitore stressato a seguito di una sua domanda e "decidere" che nella sua vita non vorrà più fare domande a figure autorevoli perché la sua aspettativa è di riprovare quella brutta sensazione di nullità. Così lo vedremo da adulto rimandare, procrastinare, evitare di affrontare le figure di autorità. Un altro bambino invece potrebbe dirsi: "papà è stanco, riprovo domani" e sviluppare un carattere più assertivo in futuro. (Li troveremo a discutere un giorno nel corridoio di un ufficio e uno dirà all'altro che è meglio chiarire subito con il capo, mentre l'altro dirà che tanto è tutto inutile!). Vedete bene, da questo semplice esempio come tutto ciò che poi oggi attuiamo nel presente può derivare da blocchi o comunque esperienze passate e che ciò che "riecheggia" dall'infanzia può essere limitante nell'oggi se continuiamo a nutrirlo di una energia di cui non siamo consapevoli.

 

Ma se rivolgiamo la nostra attenzione al bambino che siamo stati, avremo modo di vedere e trasformare qualcosa cui abbiamo dato un significato, in qualcosa che possa ampliare le nostre possibilità di scelta nel presente. Per poterlo trasformare dovremo però essere capaci di assumerci la responsabilità di ciò che abbiamo provato e della convinzione o credenza che ci siamo creati e che oggi condiziona le nostre decisioni. La parola d'ordine è dunque: "accettazione". In Metamedicina è il passaggio che permette l'integrazione di queste parti di sé attraverso il perdono di sé e dell'altro.

bottom of page