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Giù la Maschera!

Come tutte le forme simboliche, i Copioni di vita, contengono innumerevoli significati, pertanto, un copione può essere descritto in base alla variabile “tempo” (prima, dopo, fino a chè..., mai, sempre, indefinito) o in base alla funzione di personalità con la quale ci sentiamo meno a nostro agio: sentimento – emozione – mentale (copioni senza amore, senza gioia, senza la ragione).

Un altro punto di vista da cui “osservarli” è la descrizione attraverso i miti Greci (Damocle, Sisifo, Aracne, Tantalo, Ercole e Giasone, Filemone), che colgono gli elementi simbolici dei personaggi protagonisti le cui storie fungono da guida di verità universali (Archetipi).

Ogni Copione è plasmato o arricchito dalla propria personale unica esperienza, visto che ogni vita umana ha alcuni elementi che si rifanno ad archetipi ed altri a particolari individuali della propria storia così come la si è vissuta.

 

Premesso che ogni bambino ha come primo bisogno la sicurezza della sopravvivenza e quindi cerca una base sicura su cui contare, vedremo in seguito che i Copioni nascono proprio da questo bisogno primario. Lo studio di “modelli” interpretativi della mente e della psiche può servire a cogliere la prevedibilità di una storia, di un evento, cercare, per quanto possibile, di modificare epiloghi disastrosi cogliendo i meccanismi che stanno alla base di determinate scelte.

Due parole chiave per la comprensione di questo modello sono proprio i “meccanismi” e le “scelte”. Vediamo perchè.

 

Quando si parla di “meccanismi”, si intende qualcosa che ha a che fare con ciò che è automatico, frutto di reazioni in qualche modo “obbligate” e conseguenti a uno stimolo. Una risposta a un “click”. Qualcuno ha un tono di voce di un certo tipo e noi reagiamo con un comportamento di un certo altro tipo, che è sempre lo stesso in quelle situazioni. Il Copione è composto di serie automatiche di risposte a dei click, costruite sulla base di un modello coerente che funge da rappresentazione più complessa e che viene portata avanti con una cadenza nel tempo. Il Copione è visto come una storia scritta nel nostro inconscio, pronta a ripetere dei “cicli” di comportamenti o atteggiamenti o scatenare reazioni emotive automatiche che portino a riprodurre serie di risposte o reazioni concatenate da cui emerga un prevedibile risultato che, per quanto possa non essere gradevole, o apparentemente spiacevole e sconveniente, dà “sicurezza” (per la sua prevedibilità, appunto), alla persona. Una vita vissuta in piena libertà mira invece a uscire dagli schemi meccanici. Siamo liberi quando ci diamo il potere di decidere come agire di fronte alle situazioni e non “reagire”, perchè la reazione è una risposta automatica disfunzionale. Quindi, giungiamo alla seconda parola, la “scelta”, che è quella che ci apre la porta della libertà.

 

Scegliere di agire invece che re-agire vuol dire darsi il potere di fare dissolvere i propri automatismi frapponendo tra lo stimolo scatenante e la reazione la consapevolezza della scelta di poter creare una nuova realtà. Questa è una libertà che si conquista divenendo consapevoli dei propri schemi reattivi, analizzando da cosa derivano in modo da guardare bene le proprie “ombre” e affrontando la paura ad esse collegata.

 

Le situazioni non sono “traumatiche” in quanto tali, ma lo sono in relazione alle età in cui le abbiamo vissute, età in cui non avevamo gli strumenti adeguati per gestirle. Ad esempio, assistere ad una scena di violenza famigliare a due anni è diverso rispetto ad assistere alla stessa scena a dieci o venti anni: non possiamo mettere in gioco gli stessi strumenti di difesa psicologica o non possiamo a certe età nemmeno associare sentimenti appropriati, alle persone che commettono atti incoerenti riguardo a sentimenti, atteggiamenti, pensieri, ed emozioni. Le convinzioni che ci siamo creati, associate a quelle scene, le deduzioni, i sentimenti e le sensazioni di impotenza o di rabbia, possono aver portato a restringere la nostra “mappa della realtà” inducendoci a risposte automatiche di difesa a fronte di situazioni che somiglieranno a quella scena per molti anni a venire, proprio perchè, in quella specifica scena, quei comportamenti o quelle sensazioni, ci avevano salvato.

 

La nostra mente ci difende, fornendo paradigmi per costruire delle “maschere” che servono per essere accettati, amati, approvati, visti, ascoltati.... tutti bisogni fondamentali per un bambino. (ma che un adulto dovrebbe avere già integrato all'interno della propria psiche).

Ed è così che nascono i “copioni di vita”, testi redatti da piccoli autori minori di sei anni, che compiono capolavori incompresi ai più. “Capolavori” perchè la nostra mente è capace di congegnare storie incredibilmente complesse, basate su convinzioni distorte, che ci porteranno all'epilogo da noi scelto in modi estremamente fantasiosi!

 

Ma la sfida più grande davanti alla quale la vita ci pone è proprio quella di riuscire, una volta divenuti adulti, a guardare il “film” delle nostre azioni, delle nostre scelte, degli avvenimenti di cui siamo protagonisti, come degli spettatori, diventando cioè osservatori delle modalità attraverso le quali riusciamo ametterci nei pasticci! Come riusciamo a fare accadere determinati eventi particolarmente sfortunati (“capitano tutte a me”) o impostare relazioni che ci rendono infelici (“non mi capisce.... non mi ama.....” etc)? Semplice: il nostro Bambino interiore spaventato, o arrabbiato, o triste etc, pieno di bisogni insoddisfatti è lì al centro della nostra psiche a governare la vita (e non ne è contento!), mentre il nostro “Adulto” è latitante. Così, il Bambino, trova molto più semplice mandare avanti il Copione, con tutti i suoi meccanismi automatici di risposta, ma lo fa solo perchè non è in grado di vivere la vita dell'Adulto che sta dormendo nel frattempo!

 

Bene, quindi che si fa?

Svegliamo l'Adulto che è in noi e iniziamo a soddisfare i bisogni del Bambino interiore, proteggiamolo, diamogli attenzione e amore. Perchè se non siamo in grado di amare noi stessi, di ascoltare i nostri bisogni, di proteggerci dalle persone che non sono “bene” per noi, come potremo fare questo agli altri? Come potremo amare, dare attenzioni e proteggere altre persone se non abbiamo gli strumenti per farlo?

 

Per vivere una vita libera e felice, dove ci circondiamo di persone libere e felici, contente di stare al nostro fianco, è essenziale capire a cosa ci sono serviti quei meccanismi fino ad oggi e avere la forza e il coraggio di lasciarli andare, ringraziandoli di averci aiutati fino al momento in cui abbiamo capito di non averne più bisogno.

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