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Perdonarsi per donarsi

Negli ultimi tempi si assiste ad un crescendo di pubblicazioni, libri conferenze e seminari sul perdono. E' veramente una cosa straordinaria perché è un segnale di risveglio verso un nuovo tipo di civiltà, non più basata sul conflitto e la competizione, ma che ci avvicina tantissimo ad un modo di vedere la vita accogliente, inclusivo, che unisce più che dividere, vediamo perché. 

Cosa è veramente il perdono? Chi dobbiamo perdonare e a quale scopo? In che modo questo ci aiuterebbe ad avvicinarci ad una società maggiormente basata sui principi del comprendere, dell'accogliere e dell'unire, piuttosto che sui principi di azione, di competizione e divisione? In che modo questo potrebbe riflettersi positivamente su noi stessi, aiutandoci a superare blocchi e difficoltà?

Abbiamo già affrontato nei post precedenti l'idea che la nostra psiche sia composta da molteplici "sè", come ormai molti autori convengono (possiamo dargli un nome a seconda del tipo di approccio: Es, Io Super-Io, per Freud, Stati dell'Io per l'Analisi Transazionale fondata da Berne, sub personalità per Scardovelli e si potrebbe proseguire con la Gestalt che ha proprio come oggetto della psicoterapia il ritrovato dialogo tra le parti del sé, ma sono solo alcuni esempi). Per avere tutti i nostri "io" concordi (cioè "accordati" quindi vibranti insieme come spiega la legge della risonanza), bisogna fare in modo che non percepiamo una separazione interiore di parti in conflitto, bensì, ogni parte di noi sia d'accordo con le altre parti. Notate come le parole abbiano un significato intrinseco che spesso, non soffermandoci, ci sfugge. L'"accordo" infatti, ha lo stesso significato sia che si parli di note che vibrando contemporaneamente compongono un suono armonico, sia che si parli di unità di intenti di due o più persone che decidono qualcosa insieme. 

Ho accennato alla legge della risonanza perchè talvolta, quello che accade è che un determinato episodio della nostra vita, entri in risonanza con qualcosa che appartiene ad un passato che crediamo di aver dimenticato, o con qualcosa che pensavamo di avere superato e, questo, comporta una “amplificazione” della risonanza, sempre maggiore proprio come spiega in modo chiarissimo il prof. Scardovelli in questo video quando parla dell'altalena o del ponte o della colonna del palazzo https://www.youtube.com/watch?v=Y6ffqvT4r3c .
Una forte risonanza potrebbe portare quindi anche a reazioni spropositate ad un evento rispetto all'oggettiva “gravità” di quell'evento stesso. Ecco perchè è importante andare a ricercare quelle parti ferite e ascoltarle perchè attraverso l'ascolto della parte afflitta noi potremo osservare la cosa da un nuovo punto di vista.

Leggendo ultimamente alcuni scritti di Colin Tipping e Daniel Lumera e partecipando ai seminari tenuti da Claudia Rainville, ho notato che questi autori parlando del perdono, concordano su una cosa in particolare di questo difficile processo: quando non perdoniamo qualcuno è perchè una parte di noi stessi, in maniera inconsapevole, non viene riconosciuta e accettata da un'altra parte di noi. Il processo del perdono infatti, non è completo e totale se prima non diamo le dovute attenzioni alla parte ferita, umiliata o arrabbiata che abbiamo dentro. Molto spesso crediamo di aver perdonato un torto, ma poi torniamo ad aggredire o rinfacciare in modo più o meno diretto a quella persona la situazione subita. Ci sorprendiamo di come possa ritornare fuori e ci chiediamo perchè, se pensiamo di aver superato la cosa, questo elemento continui a ritornare minacciando la nostra serenità interiore. A volte ci sorprendiamo a dire a noi stessi “vorrei proprio riuscire a mandarla giù....”. Ma niente. Non comprendiamo in quel momento che “mandare giù” non è un bene per noi stessi. Vuol dire farsi una violenza, cioè accettare senza comprendere, (masticare) quel boccone che magari riteniamo amaro. Non possiamo farlo se per prima cosa non impariamo a metterci in ascolto di quella parte ferita, se cioè non "sputiamo il boccone" e, invece di mandarlo giù intero, non consideriamo la possibilità di capire di cosa sia composto. Potremmo restare sorpresi. Ci sono molti modi per esplorare quelle parti antiche ferite, come dicevo infatti ci sono libri di ottimi autori che ne parlano, e si può partecipare a seminari esperienziali che affrontano questi argomenti. La "disidentificazione" è il primo passo da comprendere al fine di una presa di coscienza del proprio essere "integro". Significa che non dobbiamo identificarci con nessuna di queste parti nella loro specificità, perché il nostro vero "Sé" è molto più di questo. Ecco perché trattare le nostre sensazioni, i nostri pensieri, i nostri atteggiamenti, le nostre emozioni come "parte" di noi ma non come "Io": io non sono le mie emozioni, io non sono i miei pensieri.... Vuol dire riappropriarsi del potere di modificare qualcosa che "fa parte" di noi. 

Quello che ho trovato personalmente molto efficace, è il metodo di Claudia Rainville (Metamedicina). Lei spiega che il perdono come lo si intende comunemente, è più simile ad uno “scusare”, un “giustificare” qualcuno. La nostra parte adulta tende a vedere la situazione da un punto di vista che è comunque limitato e non completo. Vi è infatti una parte che rimane sempre nell'ombra, questa parte interiore, ricca di energia è chiamata il Bambino Interiore. E' la nostra parte energetica pura e vulnerabile, che non comprende il linguaggio degli adulti, sovrastrutturati e già adeguatamente incasellati e inglobati nella vita di ruolo e di “maschera” che la società, la famiglia, il lavoro impongono costantemente. Questa parte di noi prova emozioni e sentimenti talvolta svalutati dalla parte adulta e, queste fonti di energia, "spingono" per farsi ascoltare. Talvolta si trasformano in sintomi fisici (mal di stomaco: non digerisco una situazione – mal di gola: vorrei urlare qualcosa a qualcuno... etc) altre volte possono rimanere latenti ed esplodere in situazioni inaspettate.... Così, la persona, non percependo la sua frammentazione interiore ma percependosi come un unico sé, si sente incoerente e passa dallo scusare l'altro all'arrabbiarsi con lui la volta dopo, in una altalena che non trova mai il giusto equilibrio tra rabbia repressa e poi esplosiva e senso di colpa che porta alla giustificazione e allo scusare nuovamente.

Il modello della Rainville permette di mettere queste due parti in contatto, in modo da fare sì che si parlino e che la parte del Bambino Interiore comprenda e accetti il sostegno e la complicità dell'adulto che siamo oggi nel presente. Un sostegno che fino a quel momento non aveva ricevuto perchè la nostra parte adulta non “riconosceva” il Bambino Interiore come "parte" del sé e, pur avvertendo una parte di sè ferita, continuava a giudicarsi nella sua globalità, non riconoscendone le ragioni differenti e separate. Viceversa, come Bambino Interiore, solo attraverso la "dis-identificazione", dopo cioè aver riconosciuto una parte differente come vero alleato di cui aver fiducia e di cui sentire il sostegno (l'Adulto), avremo, come Bambini Interiori, la forza e la capacità di affrontare in modo completo (non più con una sola parte di noi disgregata), la persona o le persone esterne e concedere loro quello che Tipping chiama il “perdono assoluto”. 

Se la situazione di oggi è l'effetto di una risonanza (cioè una situazione del presente che “risuona” con le stesse corde di una situazione del passato, ad esempio: ingiustizia subita da bambino con una figura genitoriale = blocco - ingiustizia subita da adulto con capo ufficio=blocco), si può andare a risolvere la situazione originaria attraverso un lavoro guidato da un operatore di Metamedicina in modo che il perdono riguardi le figure del passato. In questa maniera le situazioni del presente saranno percepite in modo nuovo e verrà loro attribuito un nuovo significato derivato dalla nuova comprensione. Questo consentirà di liberarsi da quel copione condizionato da vecchie credenze e di percepire con libertà la nuova scena, permettendo alla persona di scegliere una risposta non più automatica basata su una vecchia equazione (ad es: non vengo compreso = non posso cambiare la situazione), ma autentica basata sul nuovo apprendimento (ad esempio, invece di rimanere bloccato come nella situazione originaria da bambino, si sarà in grado di darsi la possibilità di parlare al capo ufficio spiegandogli con correttezza le proprie ragioni, creando quindi la nuova equazione: non vengo compreso = posso spiegarmi con nuove modalità comunicative). Comprendere dal punto di vista del Bambino Interiore, le scelte fatte in passato e accettarle come le uniche possibili in quel momento, aiuta a integrare nel proprio io quella che Claudia Rainville chiama "la propria lezione di vita", cioè quell'apprendimento che permetterà di non entrare più in risonanza con quel tipo di eventi perché avremo innalzato le frequenze di un gradino sulla scala verso l'autenticità e l'amore e permettendo a noi stessi di comprendere gli altri e comprendere le nostre antiche reazioni, cioè per-donare un nuovo modo di esprimersi agli altri e per-donarsi la serenità cercata. In questo modo cioè, quello che abbiamo fatto con la pratica del perdono sarà un dono fatto a noi stessi per vivere una vita piena di scelte e libera, contemporaneamente, donarci agli altri impostando relazioni autentiche e non guidate da vecchie credenze legate al copione di vita.

Pubblicato da Sabina P. Vallerga 09:06  

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