top of page

L'Uomo pensa se stesso. E si perde.

Proprio nel senso che “riflette” ciò che è, come in uno specchio e interpreta ciò che vede secondo regole che seguono i filtri della propria mente, le strutture mentali innate e i pensieri e le sensazioni che ha imparato ad usare, così come ha imparato ad usarle.

 

L'uomo pensa se stesso e non ha altri strumenti che la sua mente per farlo, se si limita, nel suo identificarsi con se stesso, alla propria mente.

Ma cos'è “se stesso”?

 

I filosofi hanno indagato i prodotti del pensiero, l'interpretazione della realtà, il concetto stesso di realtà, i motivi per cui esistiamo. Gli psicologi hanno cercato di indagare i meccanismi che governano la mente, memoria, apprendimento, intelligenza.... tutti concetti su cui hanno dibattuto e creato sempre nuove teorie spesso prendendo vie interpretative diverse. E hanno sminuzzato ogni categoria mentale individuata, cercando di isolare le variabili da controllar come in tutte le indagini statistiche che si rispettino, al fine di poter dare la vera reale unica possibile verità su quel dato processo o elemento. Persino le emozioni sono state ricondotte a passaggi di potenziale tra sistema limbico, corpo calloso e neocorteccia.

 

 

                                                   La suddivisione in unità distinte oggetto di studio ha portato,                                                       non solo alla perdita della visione olistica dell'uomo inserito in                                                       un sistema sociale basato sui rapporti inter-umani e sulle                                                             relazioni, ma ha scisso l'essere umano in “parti” scollegate tra                                                     loro, oggetto di materie diverse di studio: il corpo alla                                                                   medicina, l'anima alla religione, la mente alla psicologia                                                               scientifica e le emozioni e i sentimenti a tutte le branche della                                                       psicologia clinica e della psichiatria.

 

Così, nel fare questo, l'uomo si è perso. Nella concentrazione capillare degli elementi specifici, dividendo una scienza dall'altra e sezionando processi ed elementi, seguendo il Dya-Ballein, l'uomo si è perso, lasciando lontana da sé la visione d'insieme dell'uomo stesso.

 

Essendo noi esseri umani “costruttori” di realtà, (perchè la percezione delle “cose” e la loro interpretazione è mediata da processi mentali di modellamento, - v. teoria della PNL nei concetti di deformazione, cancellazione e generalizzazione), anche gli studiosi dei processi di pensiero sono “vittime” dei loro stessi processi di modellamento, pertanto, nell'individuazione delle “chiavi” di lettura dell'essere umano, sono condizionati dall'epoca in cui vivono, dalla cultura, dalla famiglia etc, e il rischio è sempre quello di creare codici o regole che vengono fatte passare per “verità” ma che poi invece trattano alcuni aspetti limitati della realtà oggettiva da un punto di vista specifico e talvolta anche “deformato”.

 

Indubbiamente, l'analisi dei vari processi, sistemi e modelli di pensiero, essendo questi gli artefici della costuzione della realtà, può aiutare a trovare strategie per imparare a trasformare una realtà disfunzionale in una più funzionale al raggiungimento della felicità, ma questo non può essere attuato se non attraverso un riequilibrio dell'uomo nel suo pieno possesso di tutte le sue parti dialoganti: ego (mente, corpo, sentimenti ed emozioni) e anima (la propria essenza vitale che muove l'essere verso il Dharma).

Quando l'ego non si risveglia a supporto dell'anima, si finisce in una spirale che conferma il proprio Karma, ossia la permanenza nei lati feriti della personalità senza crescita e trasformazione.

 

Identificarsi solo con l'ego (mente, corpo, emozioni o sentimenti), comporta dimenticarsi dell'anima, del proprio “dono” trasformativo che eleva pensieri e sentimenti favorendo la realizzazione completa della “chiamata” a questo mondo. La meditazione, il silenzio, la solitudine, la preghiera, favoriscono il processo di discesa nel profondo sé, togliendo i veli che celano un'anima che ha una specifica realizzazione verso la quale condurci. E, come diceva Martha Graham, dobbiamo solo aprire il canale in modo che l'anima realizzi attraverso di noi la sua opera in vita.

 

Il processo di “disidentificazione” è un primo passo. La meditazione allo scopo di conoscere meglio se stessi, il proprio talento e la propria “chiamata” il secondo.

Il terzo passo consiste nel credere nel proprio intuito e avere il coraggio di affrontare la vita seguendo la propria anima.

 

Non dimentichiamoci mai di essere una unità composta da una meravigliosa armonia di elementi che dialogano tra loro in modo da non cogliere più nemmeno i confini dell'uno e dell'altro. Siamo pura energia che si esprime nei modi in cui abbiamo capacità di percezione e siamo pronti a percepire.

​

Quando il corpo si ammala, sta solo usando il suo unico linguaggio per dire all'anima cosa non va, ma è la mente, attraverso le proprie convinzioni e associazioni che spiega all'anima, nel suo linguaggio deduttivo e analitico, cosa vuole comunicare il corpo. Lo scopo della Metamedicina (fondata da Claudia Rainville), è quello di creare la connessione perduta tra l'ego e l'anima, in modo da riportare protezione all'unità che siamo e poter proseguire un cammino di realizzazione di sé.

bottom of page