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Metamedicina e Psicologia

Psicologia 

un approccio scientifico all'essere umano

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Metamedicina

il salto quantico della psyché

Mi sono laureata in Psicologia e Specializzata in Psicoterapia e mi riconosco un’indole da “ricercatrice”. Ho lavorato coi ragazzi in situazioni disagiate con il tribunale dei minori di Roma, con progetti di psicologia di gruppo in un liceo scientifico e poi come docente nelle scuole Superiori. Successivamente ho esercitato la professione privatamente e oggi svolgo un lavoro pubblico come consulente dell’orientamento facendo anche formazione in vari ambiti che riguardano la comunicazione efficace con l’approccio della PNL e dell’Analisi Transazionale.

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IL MIO RAPPORTO CON LA PSICOLOGIA “CLASSICA”

Quello di cui mi sono resa conto fin da subito è che le branche della psicologia tendono a dividersi, a specializzarsi nel tentativo quasi di dimostrare un “aver ragione” del proprio approccio sugli altri. 
Modelli e teorie vengono spiegate seguendo particolari protocolli e schemi di lettura interpretativa che spesso ho trovato limitanti perchè atti a individuare descrizioni cataloganti di pazienti che hanno sintomi comuni o sindromi riconoscibili. Un contesto questo, utile più al terapeuta per “definire” che al paziente per “riconoscersi”, crescere e cambiare.

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PERCHÈ MI SONO AVVICINATA ALLA METAMEDICINA

Quello che mi ha subito colpito della Metamedicina di Claudia Rainville è il metodo induttivo, basato sull’ascolto della persona senza alcun tentativo di categorizzare o stigmatizzare, senza l’esigenza di ricondurre la persona ad un quadro clinico di cui aver già chiare le risposte a priori: ogni persona ha la sua storia e il suo vissuto, le sue percezioni e le sue convinzioni ed è proprio su questo che si basa il modello: rendere consapevole la persona e respons-abile, cioè abile, capace, di rispondere a ciò che l’esperienza gli pone davanti trasformando le proprie convinzioni e dandosi nuove possibilità di scelta. La persona in consulto, non è dunque portata ad affidarsi al Consulente delegando a lui la propria “guarigione”, ma impara a riconoscersi come guaritore di se stesso perchè comprende che le risposte le ha solo lui. Ha solo bisogno di capire come fare a ritrovarle. Claudia spiega che il metodo può anche essere utilizzato in autonomia una volta appreso.

Inoltre l’approccio della Metamedicina è olistico, con un enorme rispetto per la scientificità dello studio di organi, apparati e tessuti (non dimentichiamo che Claudia è una microbiologa medica) e una capacità enorme di saper cogliere i nessi tra i sintomi/malattie e l’unità di ciò che la persona è nel suo complesso: mente cognitiva, emotiva, psiche, emozioni, sentimenti, sensazioni, cuore, complesso sistema di memorie esperienziali e vissuti interiori, pensieri, convinzioni e anche Anima, la grande assente e innominabile nelle scienze psicologiche…. Con una totale accoglienza e tenerezza per la persona che si ha di fronte. “Meta”, infatti, oltre ad essere un suffisso di origine greca che vuol dire “andare oltre”, nella lingua Pali (antica lingua indiana da cui trae origine il Sanscrito), vuol dire proprio amore o compassione.

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METAMEDICINA, UN APPROCCIO QUANTICO?

La pratica dela Metamedicina, si basa su ciò che per Claudia è fondamentale in questo approccio: l’ascolto profondo. Vale a dire un ascolto in cui il consulente adopera la sua parte intuitiva, legata alle sensazioni e ai sentimenti ad un livello forse anche superiore a quello legato alla parte cognitiva, (utile a tenere le fila logiche per condurre la persona verso le sue risposte, ma che non deve mai avere il predominio sulle sensazioni interiori e sul proprio intuito). Ma questa parte “intuitiva”, collegata alle funzioni tipiche dell’emisfero destro, non ha parvenza di scientificità, riguarda maggiormente un “affidarsi”, un seguire il proprio sentire profondo in collegamento con l’altra persona, oserei dire che è più vicino ai processi della fisica quantistica che della psicologia perché spesso fa appello alla “energia” e a qualcosa che è più vicino al principio di indeterminazione di Heisenberg, che al DSM IV. Infatti le risposte di un essere umano sono continuamente influenzate dalla fonte osservatrice e gli stati dell’Io sono sempre dinamici e capaci di cambiamenti di “direzione” in funzione di numerosi fattori. Spegarli con i metodi della scienza classica “stimolo-risposta”, non tiene conto di cambiamenti che in Metamedicina spesso si verificano e che dalla scienza classica non possono essere spiegati, come ad esempio guarigioni repentine da malattie croniche, scomparsa di allergie, o regressioni fino alla totale scomparsa di malesseri anche gravi dal punto di vista fisico. Così come anche cambiamenti nelle relazioni di coppia, nelle relazioni di lavoro o comparsa di focalizzazione dei propri obiettivi di vita, anche professionale dopo un solo incontro. Questi cambiamenti repentini o guarigioni, non essendo “spiegabili” in termini classici, così come non lo erano i fenomeni studiati in fisica quantistica, si tende a negarli, oppure bisogna cambiare quadro di riferimento e si applicano leggi diverse. Ma non tutti gli scienziati sono disponibili a questo salto, lo stesso Einstein per lungo tempo rifiutò di prendere in considerazione che la particella quantica non poteva essere determinata per un fattore quando si prendeva in considerazione l'altro (onda/particella).

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COME FUNZIONA CONCRETAMENTE IL METODO?

Innanzitutto direi che la Metamedicina è una filosofia di vita. È un modo di vivere ponendosi le domande “giuste” al fine di una sempre maggiore consapevolezza di sé, in modo da avere relazioni quanto più possibili “ripulite” dalle logiche che apprendiamo sin dai primi anni di vita (perlopiù fondate sull’assunto che gli altri sono responsabili dei nostri stati interiori). Già il libro “Ogni sintomo è un messaggio” descrive chiaramente come ascoltare il proprio corpo a partire dalle le principali ferite emotive che abbiamo sentito. Interrogarsi sul perché proviamo rabbia in una certa situazione o con una persona in particolare, già aiuta la presa di coscienza di quali siano le nostre parti interiori svalutate e bisognose di attenzioni”sane”. Dico “sane” perchè non sempre siamo consapevoli che le attenzioni che ci procuriamo NON sono sane. Pensiamo ad un bambino che ha sempre la febbre: magari la mamma penserà che è normale che si ammali perchè andando all'asilo prende tutte le infezioni degli altri bambini. Sua madre si rassegnerà al Calvario della sfilza di malattie, raffreddori o influenze senza porsi altre domande e cercando di risolvere coi medicinali. Ovviamente il medicinale interviene sull'infezione, o abbassando la febbre in maniera automatica e cercando di contrastare in modo oppositivo, quello che è comunemente ritenuto “male”. Ma se si considerasse l'individuo in modo OLISTICO, non ci verrebbe neanche in mente di separare la mente dal corpo pensando che uno dei due sistemi crea un conflitto interno (infatti, “individuo” è un termine che ha in sé il significato di indivisibile). Magari invece, con una giusta domanda, si potrebbe arrivare a comprendere che il bambino sta solo cercando “attenzioni” della mamma, perchè dopo la nascita del fratellino, che rimane a casa con lei, lui deve andare a scuola. La risposta che può dare la Metamedicina in questo caso, non è dunque di sospendere i medicinali, come potete comprendere questo non aiuterebbe in automatico mamma e figlio nel loro bisogno, la risposta è nel chiedermi: cosa cambierebbe se mio figlio stesse sempre a scuola? Cosa accade quando mio figlio è sempre a casa? Chi trae vantaggio (e quale?) da questa situazione? Le risposte arriveranno gradualmente e a volte inaspettatamente.

Quando ci si sente bloccati o in una situazione di incapacità di trovare una via d’uscita invece si può affrontare il blocco con un Operatore di Metamedicina che aiuta la persona a prendere coscienza del blocco e della sua possibile derivazione. Solo dopo la presa di coscienza è possibile auto esplorarsi attraverso una meditazione particolare che conduce la persona a “rivivere” quei momenti della propria infanzia e la porta a liberare una determinata emozione bloccata, da cui il nome Liberazione della Memoria Emozionale (LME). Si può partire sia da un sintomo fisico sia dalla propria storia personale cercando di individuare quali siano le “equazioni” ossia le deduzioni automatiche da cui sono derivate alcune credenze su sé, sul mondo, sugli altri. Nella meditazione guidata la persona è portata a focalizzarsi su una scena del passato in cui si è sentita indifesa, abbandonata, arrabbiata, tradita, rifiutata…. o qualsiasi sentimento non adattivo oggi che abbia provato da bambino e che ancora oggi limita la sua libertà di scelta nelle situazioni. Ad accogliere quella bambina/o indifesa/o sarà lei stessa, nella sua forma adulta, nella persona che è oggi, che proprio in quel momento, per la prima volta, apprenderà di essere forte, potente, capace e perfettamente in grado di occuparsi di lei, cioè di una parte del sé che è rimasta con la credenza di non poter contare su nessuno. LME restituisce potere alla persona, ciò che non sapeva di avere perché per automatismo, questo nucleo bambino veniva mandato avanti ad agire nelle situazioni del presente, con le sue strategie automatiche bloccate nella memoria emozionale, piuttosto che una parte matura con le capacità di un adulto. La parte Bambina è invitata a comprendere (cum-prendere, cioè prendere con sé e quindi integrare), quella parte rifiutata che ha imparato nel corso del tempo a proiettare sugli altri e a non riconoscere come “sua”.

Alla base di questo metodo possiamo ritrovare, riconciliate insieme, molte delle teorie psicologiche che ho avuto modo di incontrare nei percorsi formativi, ma la sua vera forza è l’approccio d’Amore verso la persona nella relazione di aiuto che dà spazio a qualcosa che ha più a che fare con l’Anima che con la psiche (nonostante l’etimologia della parola dovrebbe suggerire una non antiteticità dei due concetti), o con il cuore piuttosto che con la mente. In psicologia tutto è sempre spiegabile, si dà un motivo a qualsiasi cambiamento e la mente (intesa come processi cognitivi appartenenti alla neocorteccia), è il prezioso strumento coinvolto in questo processo, in Metamedicina non sempre si può spiegare un cambiamento o una “guarigione” perché la risposta è all’interno di un processo alchemico che avviene all’interno della persona stessa a vari livelli di coscienza (e talvolta sono implicati stati che coinvolgono memorie provenienti da vite precedenti) e una presa di coscienza non sempre può essere ridefinita in termini propriamente “logici”.

Questo non toglie che si fondi su basi biologiche però, infatti è il cervello mammifero o limbico, con ghiandole e sistemi biologici dà la base scientifica al modello di Claudia: Sappiamo che le memorie emozionali sono registrate dall’ippocampo e in caso di stress dall’amigdala che è proprio la ghiandola adibita a prendere il controllo delle reazioni in situazioni critiche, che inibisce l’attività dell’ippocampo, in maniera inversamente proporzionale. Pertanto, riuscire ad individuare il “programma” deduttivo bloccato nell’amigdala, permette di LIBERARE una nuova emozione talvolta di sorpresa, oppure riconciliativa degli eventi che non si erano compresi ai livelli neocorticali.

 

VERSO IL PERDONO?

In un certo senso sì, anche se “perdonare” generalmente ha un significato che divide il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo.... Nella filosofia della Metamedicina non ci sono persone “cattive”, non c'è “giudizio”, esistono invece situazioni, esperienze e tutte hanno da insegnarci qualcosa. Il “giudizio” nasce dall'Ego, ossia da quella struttura mentale che viene in qualche modo ad “aiutarci” a capire e distinguere ciò che ci piace da ciò che non ci piace. E così nasce il paragone, il confronto, e il giudicare gli altri in base al loro comportamento nei nostri confronti. E' un meccanismo di reazione naturale nel bambino, ma crescendo impariamo a divenire Esseri Umani, non più fatti di semplici reazioni, è questo il compito affidatoci: elevarci al di sopra degli schemi istintvi e automatici.

La liberazione delle memorie emozionali crea la base del dialogo tra la parte ferita e la parte che ha arrecato l'offesa. Già la psicologia della Gestalt aveva individuato il metodo della “sedia calda” proprio col fine della riconciliazione delle parti.
Fino a che ci sentiamo esseri “separati” infatti, abbiamo una lotta interiore che mira alla scissione delle nostre parti interne, diamo la “colpa” all’esterno per ciò che ci è accaduto, rimaniamo incastrati nel sentirci vittime e cerchiamo i colpevoli della nostra infelicità, oppure ci sentiamo noi stessi in colpa per non essere in grado di perdonarci qualcosa che chiamiamo “errore” rimanendo bloccati nel sentimento negativo che può creare emozioni come rabbia, disprezzo, tristezza…. Con la Metamedicina permettiamo il dialogo tra le parti che non avevano avuto modo di comprendersi (cum-prendere = prendere insieme = di tante parti crearne una sola che le contiene tutte).

Parlando con un adulto giudicante imparerò a vedere la paura che aveva rispetto ad un certo pericolo che correvo, o all’idea che aveva che potessi non realizzarmi un domani…. Parlando con un padre violento vedrò il lato della sua impotenza rispetto al farsi ubbidire o il lato della vergogna di ammetterlo… La Metamedicina mette in luce l’essere umano per come è, senza le maschere con cui ci ricopriamo il volto per essere perfetti, o forti, o rispondere alle richieste di una società che non sempre ha come obiettivo primario la nostra libertà interiore.

Ecco perché la Metamedicina è un approccio del perdono, perché di fronte alla difficoltà umana di essere se stessi, che spesso vuol dire riconoscere le proprie debolezze e che appartiene a tutti noi, non si può che avere compassione e tenerezza.

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Sabina P. Vallerga

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