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A che punto sono le nostre Ali?

"A che punto sono le nostre ali"? chiedevo alla fine di un precedente post.

 

Igor Sibaldi, filologo e traduttore di testi sacri antichi, afferma che quando nella Bibbia troviamo scritto "i vostri peccati ricadranno sui vostri figli fino alla settima generazione", la parola greca tradotta con "peccati" possa essere anche tradotta con la parola "traumi". Vista in questa luce le cose cambiano notevolmente: le Scritture ci avvisano che se non risolviamo i nostri "traumi" siamo destinati a riproporli alle generazioni successive, (a partire dai nostri figli!)

 

Cosa si intende per "trauma"? Sappiamo che è traumatico tutto ciò che ci lascia un segno profondo all'interno della psiche e che comporta che alcune emozioni sgradevoli si riaffaccino alla nostra coscienza in presenza di stimoli esterni che assomigliano per forma, per significato o per varie affinità alla situazione iniziale che lo ha causato.

Se ho rischiato di affogare da piccolo, quando vedrò il mare potrò conservare nella memoria emozionale qualcosa che assomiglia a un attacco di panico e nella memoria muscolare qualcosa di simile a una rigidità che si tradurrà in atteggiamenti di cui potrei essere parzialmente o totalmente inconsapevole. In seguito potrei comunicare inconsciamente la mia paura a mio figlio attraverso l'ansia e la rigidità muscolare, quando mi troverò in presenza di piscine, mare o laghi, anche se con le parole vorrei tranquillizzarlo sul fatto che non deve averne. Questa paura, mentre nella prima generazione poteva essere collegata ad un evento specifico, (ricordo del trauma vissuto) già dalla seconda in poi non lo potrà più essere (qualcosa è stato trasmesso alla mia coscienza senza che me ne rendessi conto).

 

Pensate a situazioni di trasmissione delle credenze, di pregiudizi, pensate a quante cose derivano da svalutazioni subite dai genitori o dai nonni che in seguito "passano" alla generazione successiva come impliciti e non vengono riconosciute come "ferite" ma vissute come disagi, emozioni negative, disadattamenti, incomprensioni....

Se la società nella quale sono immerso, se la cultura dominante che permea ogni mio atto di apprendimento sociale, fa passare come "accettabile" (se non addirittura buono), ciò che mi ferisce, come farò a prendere coscienza della "ferita" e difendermi dai fattori che possono provocare una distorsione del cammino verso la conoscenza di me? Come farò a riconoscere se ciò che agisco nelle relazioni con gli altri è il mio essere "anima" o è il mio "ego-maschera" che mi hanno fatto credere essere “io”?

 

Facciamo degli esempi di "ferite" derivanti da messaggi culturali che sono accettati e che provocano un innalzamento di maschere e conseguenti sentimenti di vergogna, sensi di colpa, rabbia, che porteranno a re-azioni piuttosto che ad azioni libere da schemi di adattamento sociale.

 

ad esempio può succedere di aver assistito a queste situazioni o averle subite in prima persona:

"... ti ha fatto male? E allora tu rispondigli! Pappamolle!"

(sii forte, non essere te stesso, vergognati - rispondere alla violenza con la violenza va bene – tu non vai bene)

 

"interrompere-distrarsi-non chiedere di proseguire un discorso"

(tu non vali, tu non sei importante)

 

"uno schiaffo per aver colto la figlia flertare con un ragazzino della stessa età" (non essere intima, non essere te stessa, non provare piacere...)

 

"piangi come una femminuccia!"

(non esprimere ciò che senti - piangere è debolezza – la debolezza non va bene - le femmine sono deboli - le femmine non vanno bene come sono)

 

Potrei andare avanti a lungo, ma mi fermo in modo da poter fare riflettere chi legge su alcuni messaggi che sono stati riscontrati essere alla base delle decisioni di copione. Come dicevo in alcuni dei post precedenti, le "decisioni" sulle quali si basa il copione vengono prese nell'infanzia, più precisamente nei primi sei anni di vita.

 

Tutto ciò che è stato deciso può essere rideciso ma, bisogna essere consapevoli della decisione presa per poterla cambiare. Solo ciò di cui si è consapevoli può essere trasformato.

 

Cosa c'è di "male" in un copione? Inizialmente è di grande aiuto perchè permette al bambino di capire come adattarsi ad un mondo adulto e capirlo. Ma in seguito quello che viene a mancare è la libertà di scelta: il copione è un piano di vita, sono le istruzioni per l'uso decise da un bambino in tutte le sue fasi di crescita fino a sei anni, che aveva dei limiti in quanto a potere sul mondo e potere di scelta. E' come inserire il pilota automatico con il problema che da adulti le strade cambiano, si diversificano, ramificano e portano in luoghi straordinari e sconosciuti ma il pilota non è in grado di cambiare strada e gira sempre sulla stessa.

 

I messaggi dei nostri genitori conservano inconsciamente le memorie del loro passato e dei messaggi a loro volta ricevuti. Se i messaggi sono stati "buoni" (cioè contenevano come implicito sottinteso l'amore, la gioia per l'esistenza e l'approvazione del proprio essere), il copione potrà esserci comunque, ma rivelarsi positivo per se stessi e per la società. Il copione migliore è quello che contiene al suo interno "distruggimi appena sei in grado di vivere da solo e realizzati seguendo ciò che senti"!

 

Se però i messaggi trasmessi sono stati in varie gradazioni svalutativi per se stessi, per le proprie capacità, per il proprio modo di essere, allora sarà meglio divenire consapevoli dei messaggi, entrare nel labirinto, percorrere le strade più buie, seguire le ombre che ci spaventano e costringerle a guardarci negli occhi, sentire il dolore da dove arriva, riconoscerlo e congedarlo per sempre.

 

In una sintesi estrema riporto un accenno dei principali messaggi sui quali il copione si costruisce, rimandando ad approfondimenti successivi un argomento così ricco di contenuti e sfumature.

 

Secondo il modello dei tre stati dell'io (E. Berne), dallo Stato dell'io Genitore del padre e della madre, (Genitore del genitore) riceviamo quelle che si chiamano "spinte" e si possono raggruppare in 5 messaggi principali, da cui derivano sequenze di collegamenti sulla base delle quali prendiamo decisioni copionali.

Le cinque "spinte" principali sono: sii perfetto – sii forte – sforzati – sbrigati – compiaci(mi).

 

Dallo Stato dell'io Bambino di mamma e papà (Bambino nel genitore), riceviamo le "ingiunzioni", messaggi molto potenti perchè trasmessi attraverso comportamenti "ipnotici", cioè che passano in modo inconscio utilizzando emozioni, sensazioni e spesso non sono accettati nemmeno dalla cultura pertanto restano nascosti. I principali sono: non esistere – non essere intimo – non essere te stesso (non essere del tuo sesso) – non essere un bambino – non crescere – non provare (o esprimere) emozioni – non godere – non stare bene -

 

Se non sono state date "ingiunzioni", allora sono stati dati gli opposti "permessi", ad esempio, se non è stato inviato il messaggio "non esistere", vuol dire che il bambino ha ricevuto come permesso: "sono felice che tu esisti, che sei venuto al mondo".

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Per i nostri figli, ricordiamoci sempre che tanto più saremo liberi dal copione, tanto meno invieremo ingiunzioni e spinte.

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